ROMOLO MURRI
1924
Da un quarto di secolo, non mi stanco di ripetere — opportune, importune — che il male intimo e vero del quale soffre la coscienza italiana è l'oscuramento, in essa, dei valori più propriamente spirituali e religiosi, e che, quindi, innanzi tutto, questi essa ha bisogno di ravvivare e ridestare in sé.
Se un tal punto di vista è vero, i vizii e i mali e le crisi più acute delle quali soffre la nostra vita nazionale debbono esser segno più manifesto di quel difetto di sana e fresca e possente vita interiore; e le speranze e i propositi e gli inizii di rinascita possono dar speranza di effetti durevoli solo se e in quanto appariscano come emergenti da quella intimità spirituale in cui deve, innanzi tutto, compiersi la salvezza.
Risponde il fascismo a questa esigenza pregiudiziale? Ha esso in sé il segno di un risveglio di spiritualità e religiosità?
Si è detto talora che il fascismo è una religione.
Presa nel suo significato letterale, l'affermazione non regge: e lo dimostra, a prescinder da altro, il fatto che il fascismo non si è, come ogni religione nuova si oppone alla precedente o rinnegandola in tutto o introducendo in essa mutamenti sostanziali, contrapposto al cattolicismo, ma anzi gli ha reso omaggio e ne ha apertamente riconosciuto il diritto e il valore storico nazionale. E nulla il fascismo ha fatto o tentato per concretarsi o svolgersi come realtà o istituto specificamente religioso. Anzi esso ha, tornando a un rude e sincero realismo politico, e accogliendo e fondendo in sé, in parte almeno, la dottrina e lo spirito del nazionalismo, posto di nuovo e con più vigore l'affermata differenza e distinzione di religione e politica che accompagna, dal sorgere del mondo moderno, lo svolgimento dello Stato nazionale e laico; distinzione che è il presupposto dell'accordo fra i due istituti.
Ma, d'altra parte è vero che il fascismo: 1) ha, specialmente nei primi tempi, agito sulle coscienze e sulla storia con le caratteristiche di entusiasmo, di disciplina volontaria, di dedizione eroica, che son proprie della fede e dello spirito religioso; 2) è una dimostrazione ed una esperienza viva notevolissima di talune qualità ed esigenze della coscienza religiosa contemporanea; tende ad investire la politica di un afflato mistico il quale, almeno quale essa è comunemente intesa, la trascende, per raggiungere una più alta e possente unità spirituale.
In questo suo sforzo, il fascismo si è distaccato quasi con violenza da quelli che, fuori del cattolicismo e in contrasto con esso, furono gli ideali di vita — e cioè la fede e la religione, ambigua ed implicita, ma praticamente operosa — degli italiani che, negli ultimi cinquanta anni, diedero il loro spirito agli istituti, ai partiti, alla vita pubblica ed alla cultura del paese; ideali di vita che continuavano e rispecchiavano l'ottimismo e l'individualismo romantico, l'ideologia illuministica e lo scientismo materialista.
Il ristabilimento, cui esso intende e che ha cercato innanzi tutto di compiere, per necessità storica, sul terreno politico, che è in qualche modo il meno adatto, di valori spirituali opposti, attinti in parte alla tradizione cattolica e in parte al nuovo spiritualismo idealistico italiano, costituisce una esperienza religiosa della quale è sommamente istruttivo esaminare i segni e le direzioni.
Val la pena, ci sembra, di considerare il fascismo sotto questi aspetti, che sono poi quelli i quali gli danno appunto la sua originalità e lo han fatto
segno di immensa invidia
. . . . . . . . . .
e di indomato amor.
Un tale esame si propongono le pagine seguenti, pur senza apparato teorico e pretese dottrinali; con la speranza, in chi le ha scritte, che esse sieno stimolo a più serena valutazione negli oppositori, e, nei seguaci, ad approfondire con la riflessione ed affermare con crescente efficacia nell'azione i motivi ideali del movimento fascista, si che esso conservi ed acquisti sempre più il carattere di una rivoluzione non tanto politica quanto spirituale: quale premessa e avviamento a quella intima rinnovazione religiosa che tutta la storia italiana, da cinque secoli, invoca e prepara.
Roma, 31 Dicembre 1923.
Se religioso è lo spirito umano — e religioso esso è, poiché la vita non può da ciascuna coscienza essere vissuta frammentariamente, come vana momentanea soddisfazione di momentanee esigenze, ma tende in ciascuna coscienza ad attuarsi come totalità del reale ed universalità di valori — tutta la vita dell'uomo è religiosa e tutta la storia è religiosa.
L'idealismo, come già in altri tempi altre filosofie precorritrici, ha proclamato oggi alto questa verità, non in nome di una fede rivelata, ma in nome della coscienza medesima che lo spirito umano acquista di sé, del suo procedere nella storia, dei suoi immanenti valori.
E poiché religione è la visione della vita nella sua intimità, dove il molteplice che apparisce si fonde nella fluente unità dell'essere, e nella sua universalità, la visione religiosa della vita e della storia è quella che discende più addentro nella logica occulta degli avvenimenti e meglio coordina questi nel loro succedersi storico e nella varietà delle manifestazioni concrete: e di ogni popolo, cosi considerato, si dice giustamente che esso ha una visione di vita da attuare, una missione da compiere, un problema religioso suo proprio da risolvere: e quanto più la storia di un popolo è ricca di spiritualità e di tradizione viva e di istituti che la tramandano, tanto più questo carattere profondamente religioso della sua vocazione e del suo travaglio si fa manifesto a chi sappia intendere.
Il più recente periodo di storia italiana non può dunque essere distaccato in alcun modo dalla storia che lo precede e che esso, necessariamente, continua. Questo periodo si apre con l'alternativa postaci dalla guerra mondiale, nel 1914-15. Per rendersi conto di quel che esso è e significa ci è necessario vedere nell'interventismo emerso improvviso, con incoercibile slancio vitale, dalle profondità stesse della nostra coscienza e storia nazionale, e nel fascismo che lo ha continuato, un invito, innanzi tutto, a riconsiderare le posizioni, i programmi e i valori pratici e spirituali dell'Italia di prima della guerra, per cercar poi i valori nuovi i quali emergono via via dal ritmo rapido e possente di questi ultimi anni di storia. Qualunque giudizio si voglia dare del fascismo, visibile a tutti e da tutti riconosciuta dovrebbe essere ormai l'ampiezza e la intensità del rivolgimento da esso operato negli animi e negli atteggiamenti pratici di ogni gruppo e partito.
Cercar di comprendere un tale rivolgimento, e come se ne venne preparando la possibilità e la necessità, e di dove, propriamente, esso prenda le mosse ed in che consista; quali ne siano i caratteri veri e durevoli, quali problemi esso abbia risolto, quali altri ne vada suscitando e ponendo, è fare su di esso opera critica; purché per critica si intenda, non la negazione pregiudiziale o l'opposizione voluta, cui soccorrono spontaneamente o che cerca con fatica motivi teorici di dissenso e di condanna, ma la comprensione serena e il riferimento a principii generali e l'interpretazione oggettiva e coerente.
Per far questo è necessario non arrestarsi alla prima faccia degli avvenimenti, non farsi ingannare o deviare dai dettagli di cronaca: essi non sono quell'impulso primo ed originario che si cerca né la viva dialettica della storia dalla quale emerge: ma sì la concreta espressione di esso, in un secondo momento, nelle anfrattuosità del corso della storia, a seconda degli uomini e strumenti e opportunità che questa offre, degli ostacoli che bisogna vincere, dei fini concreti e immediati nei quali un fine superiore e immanente sembra agli attori dover individuarsi.
Ciò è dire, in altre parole, che la critica deve sforzarsi di essere, quanto più è possibile, comprensiva, nel tempo e nello spazio; risalire ai motivi profondi e forse remoti, unificare la sparsa molteplicità dei dettagli, abbracciare con lo sguardo una cosi vasta suceessione di eventi nella quale sia possibile cogliere e seguire per un certo tratto il ritmo della vita d'un popolo e chiamare anche il passato, vivo nella continuità della tradizione spirituale, a render conto del presente. E sarà poi anche più facile rendersi conto delle particolarità, dei dettagli, della concreta e visibile configurazione storica del movimento.
Con un'altra avvertenza, tuttavia. Ed è che la realtà delle cose non permette — e noi, quindi, per nostro conto, non ci proponiamo in alcun modo — di costringere e inquadrare un movimento così spontaneo e vitale in formule e schemi definiti, di addossargli delle concrete professioni di fede, di dire, non soltanto: «esso è questo, e non è quest'altro», ma anche: esso è fatto cosi e così, in ciascuna sua parte.
La giovinezza è fede ed entusiasmo che ha la sua intrinseca giustificazione in un contenuto ideale da tradurre in atto ed in storia; mentre le culture e gli istituti decadenti suppliscono all'illanguidito slancio vitale con le accortezze sofistiche e si indugiano volentieri nelle formule e negli schemi già ricchi di viva esperienza ma fatti poi aridi e vuoti.
Il fascismo è realtà che si va facendo: e tutta la vita nazionale e tutti i partiti e i varii istituti politici entrano nel turbine della sua esperienza, forzati a tenerne conto e a modificarsi, consentendo o contrastando, come porta la sua legge di vita. Qualsiasi formula è insufficiente ad esprimerlo; e quello che esso viene facendo di nuovo, nei varii campi delle attività pubbliche, e specialmente nel più intimo fondo della coscienza nazionale, donde sorgono e dove si spengono le fedi, attende dal proprio sviluppo e dalle modificazioni concomitanti e dall'iniziativa ancora inespressa la misura del proprio significato e valore. E nulla, ad esempio, è più strano ed incongruo che giudicare una grande riforma, come è il nuovo ordinamento di tutta la scuola nazionale, dagli inconvenienti e dai disagi passeggeri di una rapida prima attuazione. La vita italiana ha fatto un balzo in avanti, e tutto in essa e i mutui rapporti di tutte le sue varie manifestazioni sono in qualche misura mutati. Il passato non ci offre criterii per giudicare se non in quanto essi abbiano l'agilità necessaria per raggiungere, oltre le formule e le etichette di valore, la viva realtà dello spirito che agisce; ed è necessario attendere che si compia un certo ciclo di esperienza per poter dare un giudizio sicuro di insieme.
Nel suo sviluppo, il fascismo, come ogni altro intenso movimento storico rinnovatore, trae con sé e svolge non solo la fede e gli impulsi all'azione, ma anche la consapevolezza crescente delle sue ragioni ideali e la revisione critica del suo operare; e la teoria rifiorirà dalla esperienza e la dialettica dei contrarii rivelerà, in un clima morale diverso, il suo intimo giuoco.
Sezione non disponibile per motivi di copyright. Il testo diverrà di pubblico dominio solo a partire dall'aprile 2014.
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