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"Romolo Murri"

Come devolvere il 5 per mille al Centro Studi Romolo Murri

ROMOLO MURRI

LA POLITICA CLERICALE E LA DEMOCRAZIA


1910


Indice


Prefazione alla prima edizione


Prefazione alla seconda edizione


Introduzione


Parte prima


Parte seconda


Appendice





PREFAZIONE ALLA PRIMA EDIZIONE



Il presente volume raccoglie articoli pubblicati in vari giornali e periodici, come apparisce dalle indicazioni apposte al titolo di ciascun capitolo. Ma tutti questi articoli furono scritti nello spazio di tempo di appena sei mesi, dopo una lunga preparazione sull'argomento, testimoniata da parecchi miei altri scritti precedenti;[1] ed in quelli contenuti nella prima parte si afferma, logicamente e continuamente, un ordine d'idee sul più grave dei problemi che affatichino oggi i paesi latini, e non essi soli, il quale ha l'adesione, se si può dirlo, di tutto il mio pensiero e di tutto il mio spirito.

Questo problema è quello della politica ecclesiastica; al quale si riconnettono, sia, come mostra l'introduzione, l'altro dell'ufficio della religiosità e di quella religione positiva che è da tanti secoli la nostra, nella vita morale e sociale del nostro popolo, sia anche — come apparisce nei saggi raccolti nella seconda parte — quella della decadenza dei nostri istituti politici, per la corruttela morale che li insidia, e quella di un fecondo rinvigorimento di tutta quanta l'attività nazionale.

Infine, nelle lettere sulla crisi religiosa in Francia, l'esempio della nazione vicina e delle vicende che vi hanno condotto alla separazione mostrerà come anche in Italia un processo in grani parte simile debba condurre inevitabilmente a simili risultati, e permetterà quindi allo studioso di prevedere questi risultati probabili, ed all'uomo di azione di meglio regolare la sua attività pratica.

Né quest'ordine di idee, espresso nel volume, o questa visione dei rapporti fra la vita e la società religiosa e la vita e la società: civile, specialmente in riguardo all'Italia contemporanea, è frutto di una pura meditazione teorica, di una germinazione meramente dialettica da principii attinti a questa od a quella filosofia; esso si è venuto svolgendo, affermando e completando in una lunga e vivace attività pratica; il pensiero è sempre servito all'azione ed ha trovato nelle vicende di questa la riprova e lo stimolo ad ulteriori affermazioni. La critica, che nelle pagine di questo volume è rivolta contro la concezione clericale dei rapporti fra Chiesa e Stato e le manifestazioni presenti e recentissime di questa concezione, venne esercitandosi nelle lotte contro altri uomini ed altri istituti da oltre un decennio; essa non apparisce oggi, nuova ed ignota, ma ha già — non è vanto il dirlo — sconvolto dalle radici l'antica posizione dal cattolicismo italiano nella vita pubblica e dato luogo ad organiche e vivaci affermazioni pratiche degli elementi positivi e ricostruttivi che essa contiene.

La lotta è tuttavia più che mai vivace fra il clericalismo politico della grande maggioranza dei cattolici italiani ed il nuovo programma, emergente perspicuo dalle idee espresse in queste pagine; né ciò farà meraviglia a chi pensi come un passato molte volte secolare, e tutto un sistema di rapporti che ha già creato e dominato una intiera civiltà, gravitino sulle coscienze dei cattolici italiani, e come l'atteggiamento nuovo che si chiede ad essi sia, in sostanza, la conversione da tutto un mondo, spiritualmente morto, a tutto un mondo che è ancora da creare, e che avrà per caratteristica una vasta e complessa democrazia, animata da uno spirito intensamente e profondamente cristiano.

E forse questo nostro momento, così doloroso per la crisi che dilacera il cattolicismo e per l'assenza terribile di una sana e vivace religiosità dalla vita privata e pubblica del popolo italiano, questo momento drammatico nel quale all'orecchio esercitato sembra talora sentire il rumore sordo e pauroso di un mondo che crolla, mentre l'anima sollecita dei problemi spirituali vede l'orizzonte oscuro colorirsi dei segni luminosi d'una rinascita religiosa che non ha precedenti altro che nel primo sorgere del cristianesimo, questo momento storico, diciamo, sarà considerato per l'Italia politica e per la religione antica del popolo italiano come il principio di una novella storia.

Possano queste pagine educare in qualche lettore attento, e specialmente nelle file, che mi sono particolarmente care per tanti motivi, dei giovani cattolici i quali hanno legato la loro attività politica al programma che è, come compendio del volume, in fondo a queste pagine, il senso vivo del passato, che cade, e dell'avvenire, che sorge.

Gualdo di Macerata, 15 decembre 1907.


SAC. ROMOLO MURRI


L'origine di questo volume spiegherà al lettore benevolo alcuni difetti di esso. Benché una idea vi domini e vi sia logicamente svolta, il fatto che esso non fu pensato né scritto sulla linea prefinita di un piano regolare spiega le lacune, le ombre, le ripetizioni che vi si trovano; spiega alcuni accenni a fatti che il velo del passato comincia a cuoprire, alcuni apprezzamenti che oggi non sarebbero più, almeno, esposti nella stessa maniera.

I libri di battaglia invecchiano presto; felici quando non invecchiano senza veder rinnovato e cresciuto in altri libri e in altri programmi l'ardore che li anima; come la bandiera di un esercito che avanza vittorioso passa via via a mani più alacri ed è premuta alle spalle da più fervido clamore di combattenti. E questo è un libro di battaglia . . . Esso sa quindi, anche, la sorte che lo attende.

I clericali italiani non ci perdoneranno questo nuovo processo istruito ai loro principii ed alla loro condotta; ma la lotta è già così aperta e dura che essa non potrà essere, da questo, riaccesa più viva, d'altra parte ci è indifferente che divampi più larga.

Sappiamo come è vasta la rete di interessi minacciati, come sono profonde le abitudini, scosse, di inerzia e di servilità, come forti le passioni provocate e irritate. Il nostro sforzo è come un corpo estraneo, elemento dissolvitore, introdotto a forza nella compagine politica del clericalismo italiano. Noi abbiamo dovuto attaccare non solo quelli che consapevolmente davano a questo il carattere di una politica di reazione e di resistenza alla democrazia, ma anche quelli che si lasciavano portare, dorando di pie illusioni l'inconsapevole servitù e la neghittosa viltà.

Pel momento, noi vogliamo dunque la divisione e la guerra. L'unità verrà dopo, quando l'organismo sano che è in fondo, che si agita nel nostro sforzo verso la vita, potrà, liberato delle parti che sono putride e morte, ricomporre in pace i suoi tessuti.


Ancora una parola. Son note le difficoltà che l'autore di questo libro ha incontrato nella società ecclesiastica alla quale egli appartiene. Ora lo scopo e l'argomento di questo libro sono, come il lettore vedrà, pressoché intieramente estranei a ciò che che riguarda in proprio questa società religiosa; della quale non si parla che in quanto essa può essere, nel suo governo, momentaneamente solidale con una determinata politica; una politica che non era la sua, ieri, e può facilmente non essere la sua domani; che, ad ogni modo, potrebbe anche oggi essere molto diversa senza che la vita e l'organizzazione ecclesiastica avessero in alcun modo a soffrirne.

Comunque, poiché chi scrive non vuole in nessun modo prendere nella sua Chiesa atteggiamento di ribelle e di oppositore, gioverà avvertire che egli, se sente nel più profondo del suo animo la verità e la giustizia del programma generale di attività pubblica dei cattolici che ha intravveduto, pel quale ha lottato e che ha cercato di esporre in queste pagine, non intende di questo programma e dell'attuazione di esso far questione con coloro che governano la Chiesa ai quali nessuno riconosce il diritto di dirigere anche sistematicamente l'attività politica dei cittadini cattolici, ma con quelli, laici la massima parte, i quali hanno — e non possono allontanare da sé — la responsabilità prima e diretta della loro azione politica. Né egli rifiuta di ammettere, a priori, che qualche volta la parola possa aver ecceduto il suo pensiero e la sua critica andar più lontano di quel che egli avrebbe voluto.

La pubblicazione di queste pagine può anzi essere riguardata, da parte sua, come un atto di sincerità; poiché, a proposito del suo pensiero politico, delle accuse gli sono state mosse da varie parti, le quali tuttavia non giunsero mai a prendere forma precisa, così che a lui fosse possibile tenerne conto; ed egli offre ora modo, raccogliendo questi scritti, di un esame più sistematico e, spera, più concludente.

(Decembre 1907).


Note

[1] Vedi specialmente i quattro volumi di Battaglie d'Oggi, il discorso: Libertà e Cristianesimo, l'opuscolo: Una crisi d'anime nel Cattolicismo, il volumetto: Democrazia e Cristianesimo, la Relazione del Consiglio direttivo della Lega D. N. al I. congresso nazionale, le collezioni della Cultura sociale (1898-1906) e della Rivista della Cultura (1906 e seguenti: tutto presso la Società di Cultura, Viale Glorioso, Roma).



Indice





PREFAZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE



Nulla è mutato in Italia, da quando usciva la prima edizione di questo volume ad oggi — un anno preciso — perché quello che vi è detto non debba essere tanto opportuno oggi quanto fu allora.

L'Italia va facendo il suo esperimento di politica clerico-moderata; questa politica, per una quantità di cause o circostanze che la rendono storicamente necessaria, è la politica di governo, e va seguendo il suo corso. Da due parti essa è combattuta; nel cattolicismo, da quelli che vagheggiano una epurazione radicale e un risveglio dello spirito religioso, e pensano che la religiosità cristiana, ricondotta alle sue aspirazioni originarie, non solo non sarebbe in nessun modo ostile alla democrazia, ma darebbe anzi a questa l'ausilio prezioso, che oggi le manca, della chiara coscienza dei doveri morali e dello spirito di entusiasmo e di sacrificio che soli possono prepararne e maturarne la realizzazione, come di una forma di civiltà superiore.

Dall'altra parte, la politica clerico-moderata è combattuta da quelli che, ostili, per tradizione e per abitudine al cattolicismo, non solo perché non sanno vederlo se non attraverso alle forme storiche da esso assunte dal medio evo ad oggi, ma anche perché si ispirano ad una concezione che è inconciliabile con la cristiana, di tutte le ostilità accumulatesi negli animi contro la religione cattolica, il clero e Roma, vogliono giovarsi per modificare l'ambiente politico ed aprirsi la via al potere.

Un'avvisaglia, fra questi gruppi politici e la coalizione clericomoderata, si ebbe alla Camera nella discussione intorno all'insegnamento religioso nella scuola primaria; discussione memorabile, dalla quale apparve manifesto come le aspirazioni audaci del radicalismo anticlericale, fiancheggiato dalla massoneria la quale attira sempre più nella sua orbita il socialismo siano ancora immuture.

In questo anno la Chiesa ha continuato la sua lotta contro tendenze democratiche, come il governo ha continuato il suo lavoro per ostacolare e arrestare il cammino dei partiti estremi.

La Chiesa ha raccolto più specialmente le sue forze contro il modernismo teologico e critico. Una mutazione sostanziale nell'atteggiamento della gerarchia e della società cattolica nella vita moderna, di pensiero e di azione, non può aversi senza una revisione critica accurata e generale delle teorie e delle abitudini mentali nelle quali il cattolicismo romano si è venuto adagiando e chiudendo sempre più gelosamente in questi ultimi tempi. Ed era naturale che questo spirito nuovo, il quale matura per entro le sue vene, sentisse da principio la necessità di riferirsi alle origini stesse dell'attività umana, alle credenze e loro formulazioni o, se tentò di gettarsi in medias res, e dar mano a un lavoro di propaganda popolare e di organizzazione positiva, fosse, da difficoltà insuperabili, ricondotto a quelle origini prime. Non si può muovere e fare agire modernamente e democraticamente i cattolici nella vita pubblica sinché i legami che li avvincono a fatiscenti costruzioni teoriche di privilegio e di dominio li irrigidiscono in un opprimente sistema di dipendenze gerarchiche, non sieno resi più elastici e meno ingombranti.

Qui, dunque, sulle cime della speculazione teorica e della indagine critica, arde ora la lotta, nel cattolicismo, ma non così che essa non discenda, di quando in quando, e non si allarghi anche sul terreno dell'attività pratica, e della politica in particolare.

Già nell'enciclica «Pascendi» dai principi teorici formulati per conto del modernismo, si faceva discendere, con un ingegnoso passaggio dialettico, anche il modernismo politico, la tendenza cioè a svincolare le responsabilità e l'opera politica e sociale dei cittadini cattolici, dalla immediata dipendenza dal clero, e contro la Lega democratica nazionale, la quale appunto impersona e promuove questa tendenza, si sono moltiplicate le condanne.

E nei discorsi pontificii tenuti nel corso del 1908 a diversi pellegrinaggi, non sono mancati accenni politici, diretti ad infrenare l'azione rinnovatrice del proletariato e della democrazia ed a presentare il punto di vista religioso come un criterio politico che ai cattolici ricordasse il carattere soprasociale e divino dei poteri pubblici ed al proletariato inculcasse il rispetto delle presenti condizioni sociali, la rassegnazione docile, la ripugnanza per le armi più delicate e risolutive nei conflitti sociali.

L'insistenza di questa lotta e l'apparente successo di essa hanno spinto alcuni modernisti a dichiarare esser tutto oramai il cattolicismo, nella sua costituzione essenziale, insanabilmente avverso alla vita moderna e doversi quindi qualunque sforzo sincero e logico verso la democrazia associare ad una lotta aperta e vivace contro la Chiesa stessa e le forme tradizionali della vita religiosa nel cattolicismo; ma questa tesi, così radicalmente negativa, non ha avuto successo.

Nell'altro campo, il campo della presente maggioranza parlamentare, i detentori dei poteri pubblici hanno condotto la lotta contro il cattolicismo anticlericale con mezzi più insidiosi e non meno efficaci.

Il laicismo sul quale, per ragioni storiche e per presupposti teorici che non possono esser messi da parte, riposa la vita pubblica dei popoli moderni e nel nome del quale l'Italia nuova si è costituita, ai danni del potere temporale dei papi e del privilegio ecclesiastico, non è stato sconfessato, ma fu abilmente piegato, nelle parvenze di un liberalismo ambiguo e poco sincero, ad accettare l'appogio clericale ed a subirne le condizioni. Esempio evidente di questi abili accomodamenti fu la soluzione adottata per conservare una larva di insegnamento religioso nella scuola primaria.

Così — e la imminenza delle elezioni politiche favorisce gli occulti e laboriosi maneggi — quasi dovunque in Italia ferve il lavoro per introdurre le forze elettorali clericali, che si vanno mobilizzando, nell'ambito degli interessi del partito dominante: ed interessanti capitoli noi potremmo aggiungere al nostro volume sui caratteri e sulle manifestazioni di questo accordo protetto e promosso dalla gerarchia ecclesiastica, dal governo e dal capitalismo. Significante, in particolar modo, è la condotta dei maggiori giornali della penisola, i quali, con una audacia meravigliosa dall'anticlericalismo battagliero di pochi anni addietro, sono passati a mettersi a disposizione di note agenzie vaticane per tutto quello che riguarda notizie e commenti religiosi.

Ma i vizi interni dell'accordo si rivelano, irrompenti e provocatori, di quanto in quando. Ora è una bandiera tricolore respinta alle porte del Vaticano; ora telegrammi regii ad amministrazioni popolari e laiche dei quali sino il capo del governo declina velatamente la responsabilità; ora è la crudamente riaffermata persistenza delle rivendicazioni pontificie su Roma; ora l'impossibilità di condurre insieme clericali e moderati a votare, appena questioni di principio facciano capolino; ora sono le debolezze di un ministro clericale degli esteri, le quali alimentano il sospetto che non si possa adottare un orientamento internazionale dell'Italia diretto ad esser forti contro l'Austria con una politica interna che si appoggia, con visibili preferenze, sull'Austria... italiana.

E così il problema ingrossa. Ed ingrossa anche per un'altra via. L'Italia ha bisogno di un rinnovamento morale. Anche il socialismo sente e confessa sempre più chiaramente il bisogno di osservare con occhio diverso i problemi etici e religiosi. Il problema dell'educazione e della scuola grandeggia sull'orizzonte della nostra vita pubblica. L'attenzione dello spirito pubblico, se grosse complicazioni internazionali non sopravverranno, sarà sempre più richiamata verso le supreme esigenze della vita di un popolo, le esigenze spirituali e morali. La politica ecclesiastica, le questioni dei rapporti tra le credenze e la vita, tra la religione e l'azione, tra la Chiesa e lo Stato, richiamerà prima l'attenzione del paese, una volta che essa si sarà messa per questa via.

Fra tendenze discordi ed opposte, noi proseguiamo onestamente e tenacemente il nostro tentativo, il tentativo di riporre la religione a base della vita delle coscienze, ridestando la religiosità vera, liberandola dal peso immane dei resti di un passato che è spiritualmente morto, combattendo l'opera di tutti coloro per i quali la religione, così come essa è oggi nelle abitudini delle nostre masse, apparisce utile strumento di dominio politico; mostrando come essa non costringe le coscienze nelle forme sociali che il passato foggiava per condizioni di vita oggi dileguate, ma muore invece e conduce lo spirito umano, divina energia rinnovatrice, verso l'adempimento della giustizia e dell'amore, il quale è anche lo scopo della democrazia.

(Ottobre, 1909).


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INTRODUZIONE



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PARTE PRIMA



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PARTE SECONDA



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APPENDICE



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